mercoledì 10 marzo 2010

Come ti muovi, sbagli

Se ci incazziamo perché vogliamo che siano rispettate le procedure, ci
rinfacciano di esserci intignati sulle minuzie, perché le vittorie non
si ottengono creando vittime a tavolino, e così facendo si seconda il
gioco di Berlusconi. Se non ci incazziamo, ci rinfacciano di accettare
che il fatto passi sotto silenzio, e quindi di fare il gioco di
Berlusconi.
Se protestiamo per le regole, siamo formalisti che vivono in un mondo
irreale; se non protestiamo, vigliacchi che lasciano campo libero a chi
delle regole se ne frega.
Se ci indigniamo siamo moralisti; se non ci indigniamo, immorali.
Se scendiamo in piazza, siamo populisti con venature sediziose; se non
scendiamo, intellettuali cacadubbi, buoni solo a star comodi dietro la
scrivania, a cincischiar fra i cavilli.
Se diciamo che bisogna far qualcosa, siamo vaghi; se, sconsolati,
prendiamo atto che non c’è più nulla da fare, qualunquisti o
disfattisti.
Scusatemi, penso che oggi guarderò la tormenta in santa pace.

Certe persone sono dotate di una spaventosa qualità di sintesi. Lei è una di queste.

Secondo determinati tipi inutili, che non facevano che blaterare, il ciclo naturale di ogni società è il fatto che una buona forma di governo si muti nella sua parte negativa, aspettando un meteorite.


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