mercoledì 7 luglio 2010

Monomito

Il mitologo Joseph Campbell azzardò l’ipotesi che tutto il patrimonio mitologico delle società arcaiche si possa riportare ad una struttura fondamentale, che si ripresenta in innumerevoli varianti, se non integralmente, riproponendo frammenti del medesimo percorso.



Si tratta del mito dell’Eroe, che egli stesso sintetizza in questi termini:

L’eroe del mito, muovendo dalla sue sede abituale – capanna o castello che sia – è condotto, trascinato, oppure procede volontariamente fino alla soglia del suo viaggio avventuroso. Qui egli incontra una presenza posta a guardia del passaggio.

L’eroe può sconfiggere questa potenza o venire a patti con essa ed entrare vivo nel regno delle tenebre; oppure può essere sconfitto e discendervi da morto. 
Oltre la soglia l’eroe viaggia in un mondo popolato da forze sconosciute, alcune delle quali lo mettono a dura prova, mentre altre gli forniscono un aiuto magico. 
Giunto al nadir del percorso mitologico, l’eroe viene sottoposto a una prova suprema e guadagna il proprio premio. Il trionfo può essere rappresentato dall’unione sessuale dell’eroe con la dea-madre del mondo, dal suo riconoscimento da parte del padre-creatore, dalla divinizzazione dell’eroe stesso (apoteosi) oppure – se le potenze gli sono rimaste nemiche – dal furto del beneficio che era venuto a guadagnarsi (una sposa, il fuoco, etc.). 




Si tratta essenzialmente di un’espansione della coscienza e con essa dell’essere (illuminazione, trasfigurazione, liberazione). L’ultimo compito è quello del ritorno. 


Se le potenze hanno benedetto l’eroe egli ora procede sotto la loro protezione; altrimenti deve fuggire e viene inseguito. 
Le potenze trascendentali devono fermarsi sulla soglia del ritorno e l’eroe riemerge dal regno delle tenebre. 


Il premio che egli porta con sé rigenera il mondo.

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