Si tratta del mito dell’Eroe, che egli stesso sintetizza in questi termini:
L’eroe del mito, muovendo dalla sue sede abituale – capanna o castello che sia – è condotto, trascinato, oppure procede volontariamente fino alla soglia del suo viaggio avventuroso. Qui egli incontra una presenza posta a guardia del passaggio.
L’eroe può sconfiggere questa potenza o venire a patti con essa ed entrare vivo nel regno delle tenebre; oppure può essere sconfitto e discendervi da morto.
Oltre la soglia l’eroe viaggia in un mondo popolato da forze sconosciute, alcune delle quali lo mettono a dura prova, mentre altre gli forniscono un aiuto magico.
Giunto al nadir del percorso mitologico, l’eroe viene sottoposto a una prova suprema e guadagna il proprio premio. Il trionfo può essere rappresentato dall’unione sessuale dell’eroe con la dea-madre del mondo, dal suo riconoscimento da parte del padre-creatore, dalla divinizzazione dell’eroe stesso (apoteosi) oppure – se le potenze gli sono rimaste nemiche – dal furto del beneficio che era venuto a guadagnarsi (una sposa, il fuoco, etc.).
Si tratta essenzialmente di un’espansione della coscienza e con essa dell’essere (illuminazione, trasfigurazione, liberazione). L’ultimo compito è quello del ritorno.
Se le potenze hanno benedetto l’eroe egli ora procede sotto la loro protezione; altrimenti deve fuggire e viene inseguito.
Le potenze trascendentali devono fermarsi sulla soglia del ritorno e l’eroe riemerge dal regno delle tenebre.
Il premio che egli porta con sé rigenera il mondo.
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