giovedì 7 gennaio 2010

Botta e Risposta

Si, ecco. Ovviamente, lo sapete tutti che sono una persona tremendamente buona e disposta a concedere e a perdonare e a elargire generosità ai quattro venti saltellando in un campo di grano bagnato dalla rugiada.



Insomma, volevo assolutamente concedere a quelli dello Spazio della Decadenza di prendersi ANCHE LORO la loro parte di divertimento, allegramente sputtanandomi.



Perciò, mi son detto, scriviamo un raccontucolo, e invitiamoli a leggerlo e a commentarmelo.

Prometto solennemente che non cancellerò alcun loro commento!



La caduta


Dovrei decidermi, prima o poi. Dovrei assicurarmi di poter cadere, magari in piedi. Ma non ho nemmeno quelli. Non ho una testa per pensare, non ho nemmeno due braccia da spingere in avanti, per prendere le cose. Non dovrei nemmeno esistere, in teoria.



 Poichè per uno scherzo del destino, una delicata bizzarria cosmica ha fatto convergere i miei atomi in questa tremenda forma, in questo assurdo e intricato spargimento di me stesso nel mondo.



I miei occhi non vedono. Le mie orecchie non sentono. Attraverso il solo tatto posso percepire che attorno a me vi è il vuoto, il nulla più completo. Di tanto in tanto, sento appendici che mi vengono sottratte per motivi oscuri.

Nessuno me l’ha mai chiesto. Chi mi ha domandato se volevo nascere così? Chi devo biasimare?



Dovrei urlare, ma non ho nemmeno la bocca.



Mi rendo conto di essere un puntolino insignificante. Forse sono un nulla. Forse nemmeno esisto, pur pensando. Dovrebbe essere una contraddizione? Dovrei mettermi a ridere?

Ma il bastardo che mi ha generato, non mi ha dato voce. Forse perchè aveva paura di me.



Chiunque potrebbe dire che sono proprio bello. Voglio dire, se ci fosse qualcun’altro oltre a me, magari potrebbe perfino ammirarmi, applaudirmi, magari anche deridermi. Ma vi prego, fatela finita con questo silenzio abissale. Le mie incertezze mi stanno divorando.



Sicuramente, non potrò sopravvivere a lungo, dove mi trovo. La mia intera esistenza sarà fugace come quella... di che cosa? Esisto da almeno cinque minuti, o forse da giorni, da ore, da anni, secoli, millenni, o dieci secondi. Non lo so, che senso avrebbe domandarmelo?



Se sono stato creato, ci dev’essere qualcuno superiore a me. Qualcuno che abbia potuto generarmi in questa forma. Forse potrebbe aiutarmi. Forse potrebbe donarmi qualcosa, una compagnia, una qualunque! Voglio un’altro essere, simile eppur dissimile, con il quale litigare e ridere.



Parlare solo con me stesso mi sta facendo impazzire! Sono forse un’esistenza di puro pensiero? Non sento più il mio corpo, che sembra immerso, che sembra affogare senza peso. Ma non c’è nulla all’infuori di me.



Dopo un tempo che mi pare infinito, mi rendo conto che è impossibile che qualcuno mi abbia creato. Sono sempre stato qui. Non ho ricordi di un prima, non pensieri per un dopo.

Ogni istante è uguale all’altro, lo sarà a quello dopo, che lo è stato a quello di prima, che sarà adesso.



Mi rendo conto (e, se avessi un cuore, farebbe un balzo) che se non esiste nulla all’infuori di me, che se sono stato qui da sempre, allora io sono tutto quello che esiste, che è stato, e che sempre sarà! IO SONO DIO!



Il fiocco di neve si stava ancora beando nell’essersi scoperto Dio, che si sciolse assieme a moltissimi altri. I quali, probabilmente, stavano pensando la sua stessa cosa.

1 commento:

  1. Sinceramente non ho niente da dire di negativo sul racconto,anzi l'ho trovato interessante. Perchè? Perchè è ben scritto e non fine a sè stesso. Mi piace il capovolgimento finale. Lo pubblicherei, con il tuo permesso, nel numero di Gennaio, che parla, appunto, di rinascite. Perchè continuare a farci male quando possiamo collaborare? Sinceramente sono sempre pronto ad avere validi elementi nella mia squadra. Perchè quando non spari sentenze a zero ci sai anche fare. Fammi sapere.

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